Mi è stato proposto di continuare a parlare di filo e, alla luce di quanto spesso mi capita di leggere nei vari blog, ma non solo, mi auguro di riuscire a lasciare nei bambini dei chiari e validi concetti in modo che non possano confondersi nel nominare le varie tecniche.
Quando, assieme a loro userò l’ago per attaccare un bottone, o vedremo i diversi tipi di aghi per i differenti impieghi, potrò dire che stiamo cucendo. "Cuce" con ago e filo il sarto, il ciabattino, il tappezziere, il
il chirurgo... credo, che per quanto piccoli ma ben svegli, si stupirebbero se li classificassi tra i “ricamatori” o "merlettai" o "tessitori" !
il chirurgo... credo, che per quanto piccoli ma ben svegli, si stupirebbero se li classificassi tra i “ricamatori” o "merlettai" o "tessitori" !
Ma non potrò dire “ricamo a forcella”.
Quando prenderò in mano i fuselli ed intreccerò i fili dirò che lavoro a “merletto a fuselli” , o “merletto a tombolo” perchè nelle mani non avrò un ago, ma tanti bastoncini chiamati "fuselli" ed il lavoro finito non sarà neanche lontanamente simile al ricamo.
Osservando una striscia di macramè, che tra l’altro non so lavorare, dirò che si tratta di pizzo a nodi.
Lo stesso sarà per il merletto ad ago, o per un centrino a “Tenerife”
o di pizzo Rinascimento, o di filet e così via, perché con questi specifici nomi sono arrivate fino a noi ed io non posso permettermi di creare nei bambini confusione, nè saprei dare una spiegazione logica sul perchè, oggi, sono definite "ricami".
o di pizzo Rinascimento, o di filet e così via, perché con questi specifici nomi sono arrivate fino a noi ed io non posso permettermi di creare nei bambini confusione, nè saprei dare una spiegazione logica sul perchè, oggi, sono definite "ricami".
Non posso sapere quanto rimarrà loro, in futuro, delle mie lezioni, ma spero che il mio impegno possa servire a far ben comprendere che tra le varie tecniche e tipologie esistono delle sostanziali differenze e che non possono essere accomunate tutte sotto una unica denominazione.
Sinceramente non capisco da dove sia uscita questa bizzarra moda, tutta italiana e che non ci fa onore, di riunire tutto in una unica tipologia: il ricamo.
Eppure a nessuna ricamatrice verrebbe in mente di chiamare il proprio lavoro “un merletto”, il contrario, purtroppo, avviene piuttosto spesso.
¡Excelente maestra ,María!.
RispondiEliminaSi aprenderán mucho.
Recuerdo a mi padre diciéndonos en tono "burlón": voy a hacer fil-tiré, cuando yo era muyyy pequeña, hace ...unos años. Lo recordé siempre y aunque luego vi que la que lo hacía era mi madre, en cuanto tuve edad, aprendí a hacer fil-tiré.
Cariños. Concha
Gracias Concha. A los niños se tiene que explicar las cosas justas, porque las recuerdan....
RispondiEliminaCiao Maria,
RispondiEliminaquei bambini hanno una grande occasione, oltre che un'ottima insegnante di "fili"! Sicuramente tutti non avranno dubbi nella distinzione delle varie tecniche perchè hanno avuto la possibilità di vederne le differenze. Tutti ora si avvicinano con curiosità alle attività che proponi; in seguito, crescendo, in alcuni di loro questa curiosità diventerà passione ed espressione di creatività... Stai facendo una "grande cosa". Un caro abbraccio Emilia
lo spero, ma anche se non sarà così e si dedicaranno ad altro, spero avranno chiaro il significato delle parole e se vedranno cucire la chiusura lampo dei jeans sapranno che quello non è "ricamo" . Grazie Emilia
RispondiEliminaQuando spiego a qualche persona la differenza fra ricamo e merletto dico così: il ricamo è un filo che ha bisogno della stoffa per essere realizzato,mentre il merletto nasce direttamente dal filo, cioè dal nulla e crea un manufatto. Ti piace come spiegazione? Complimenti per la tua dedizione alla causa del "bello".
RispondiEliminaMaria Concetta
ho creduto doveroso pubblicare un post su questo argomento visto che ormai tutto viene definito "ricamo" e poco si conosce delle varie tecniche e tipologie. Quello che maggiormente mi disturba è che è diventato uso sia nella carta stampata che online... possibile che fior di Redattori e giornalisti non conoscano la differenza? Grazie Maria Concetta.
RispondiEliminaMARIA , SIEMPRE TU!MARAVILLOSA !
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